La neuroscienza applicata alla finanza: la neurofinanza

La definizione classica di neuroscienze racchiude al suo interno un complesso sistema interdisciplinare che spazia dalla matematica alle nanotecnologie, dall’informatica alla psicologia. Questo perché l’oggetto di studio delle neuroscienze è altrettanto complesso e potenzialmente ancora tutto da scoprire, stiamo parlando infatti del sistema nervoso. La Neuroscienza applicata alla finanza, in particolare, studia il processo decisionale in ambito finanziario.

Neuroscienze e neuromarketing

Le neuroscienze hanno diversi campi di applicazione, uno di questi è il marketing. Conoscere i processi decisionali che guidano i consumatori, le motivazioni che indirizzano verso una scelta d’acquisto piuttosto che un’altra, è fondamentale per trovare i giusti canali di comunicazione ed entrare in sintonia con il pubblico che si intende raggiungere.

Il neuromarketing, in sostanza, studia le reazioni sensomotorie, cognitive e affettive dei consumatori agli stimoli provenienti dalla comunicazione di tipo pubblicitario e offre alle aziende degli importanti strumenti per l’implementazione di campagne di marketing mirate e un approccio al cliente ancora più efficace.

Neurofinanza

La neuroscienza applicata alla finanza: la neurofinanza

Un ulteriore campo di ricerca, uno dei più recenti, è quello della neuroscienza applicata alla finanza. La neurofinanza studia i processi cognitivi a partire dalla modalità di acquisizione ed elaborazione delle informazioni durante il processo decisionale in ambito finanziario. Attraverso esperimenti e analisi dei dati è possibile identificare le aree cerebrali che si attivano durante tali processi.

Le decisioni finanziarie sono decisioni che richiedono apparente razionalità ma spesso sono guidate da un’emotività non sempre percepita. Ad esempio, un gruppo di ricercatori ha determinato che gli uomini e le donne, nel decidere gli investimenti finanziari, utilizzano parti del cervello diverse: i primi sono più propensi ad operare con le azioni alternando la vendita all’acquisto, le seconde preferiscono soprattutto comprare e tendono a conservare una certa liquidità.

Altro elemento che diversifica le scelte nel processo di investimento è rappresentato dall’età dell’investitore. Pare infatti che le persone mature prendano decisioni più safe mentre la propensione al rischio cresce nei più giovani.

Di particolare importanza risulta il legame tra emozioni e processo decisionale in ambito finanziario. L’investitore che si trova ad operare con uno stato d’animo positivo è più propenso ad assumersi dei rischi e sceglie gli investimenti con maggiore senso di sicurezza. Al contrario, uno stato d’animo negativo riduce la propensione al rischio e rende l’investitore meno sicuro della scelta che si appresta a fare.

Gestori e consulenti finanziari sono dunque chiamati a tener conto di tutti questi fattori inesplorati, che vengono alla luce grazie agli studi portati avanti nel campo nelle neuroscienze e del neuromarketing. Avere una maggiore consapevolezza dei processi decisionali aiuta a gestire il carico emotivo dell’investitore e, allo stesso tempo, permette di individuare il canale di comunicazione più adatto.

Attraverso i canali individuati dovranno poi essere veicolati i contenuti più efficaci, questi possono non essere legati al prodotto offerto o ad un servizio specifico ma orientati alla creazione di un rapporto empatico costruito sulla fiducia e su valori condivisi.

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