Verso un’etica digitale: Lush e il futuro del digital engagement

Lush, l’azienda cosmetica britannica che qualche anno fa ha suscitato clamore per la sua scelta di chiudere i canali social, fa un ulteriore passo in avanti pubblicando la ricerca:  “Digital Engagement: A Social Future”. L’obiettivo della ricerca è analizzare lo scenario digitale nelle sue evoluzioni attuali e future. I dati raccolti dimostrano un certo malcontento da parte dei consumatori e indicano per il futuro la necessità sperimentare diverse modalità di interazione: a partire da community meno estese di quelle offerte dai social tradizionali, così da favorire forme di scambio permeate da un’etica digitale.

Una prospettiva che riguarda non soltanto gli utenti ma anche i brand che dovranno sperimentare nuovi linguaggi e nuove strategie per entrare in contatto con il loro pubblico.

I risultati della ricerca sembrano sposare in pieno i valori aziendali Lush così come li aveva espressi nel 2021, Jack Constantine che di Lush è l’inventore:
“Come inventore di bombe da bagno, tutti i miei sforzi sono dedicati a creare prodotti capaci di aiutare le persone a disconnettersi, rilassarsi e prendersi cura del proprio benessere. Le piattaforme social sono diventate l’antitesi di quello che vogliamo offrire, con algoritmi studiati per tenere le persone davanti allo schermo e impedirgli di disconnettersi e rilassarsi.”

Una filosofia che si riassume nella formula “small tech energy”, che prevede l’utilizzo di tecnologie open source attente anche alla sostenibilità e a una gestione “etica” dei dati dei clienti e del personale.

Quella di Lush è una posizione che sembra voler contrastare il dominio delle grandi piattaforme abitualmente utilizzate, non condannando quindi l’uso del digitale in sè ma cercando piuttosto di utilizzare la tecnologia per costruire reti e rafforzare i legami sociali. La tecnologia come strumento di trasformazione sociale e per il perseguimento del bene comune.

I dati della ricerca rivelano che il 49% dei consumatori ritiene che le piattaforme di social media non facciano abbastanza per proteggere gli utenti da molestie, pericoli e manipolazioni.
Se 1 consumatore su 3 pensa che gli spazi digitali rappresentino un luogo più accessibile per interagire con le altre persone rispetto al mondo reale, il 54% della Gen Z pensa gli spazi digitali siano poco inclusive.
La percezione degli ambienti social da parte dei consumatori ha delle implicazioni importanti anche per i brand perché, di fatto, non raggiungono quel pubblico che attraverso i social sembra sempre raggiungibile.

Lush crede molto nelle potenzialità dell’Intelligenza Artificiale e del metaverso, a patto che questi vengano alimentati con dati e contenuti di qualità. Nel giro di pochi anni potrebbero esplodere i metastore: spazi digitali immersivi che porteranno i consumatori a vivere esperienze sempre più “phygital” e personalizzate.

L’obiettivo futuro è quindi quello di creare spazi confortevoli, aperti alla partecipazione o addirittura costruiti a misura di community. Uno spazio che porti benessere anche al singolo individuo, attraverso esperienze e contenuti che promuovano valori positivi.

Clicca qui per consultare la ricerca completa.

Photo Credit: Foto di Maxim Berg su Unsplash